7 PRECETTI  DELL'ADDESTRAMENTO

1) SERIETÀ

sin dall’inizio della pratica; poiché il Karate è un’arte marziale, bisogna sempre immaginare di affrontare l’avversario armato (espressione di vita o di morte); quindi non bisogna essere superficiali nell’applicarsi, ma onesti e diligenti, ricercando la massima efficacia ad ogni tecnica. Un solo colpo risolutivo in quanto non esiste possibilità di replica (ricordare il contesto storico in cui le arti marziali si sono sviluppate: questione di sopravvivenza reale); così come nella vita quotidiana, non bisogna comunque dare per scontata una seconda “chance”.

Lo studio del Karate insegna che con un serio addestramento, si possono ottenere benefici (fisici e mentali) a molti aspetti dell’esistenza.

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2) NON LAMENTARSI NÉ PROTESTARE solo chi manca di zelo e forza di volontà non affronta i propri limiti, ricercando sempre scuse ai propri insuccessi. Bisogna avere fiducia ed umiltà; autodisciplinarsi attraverso le esperienze personali. Il termine REY, adottato nel saluto, indica “purezza”, cioè nell’atto di “sottomissione” a ricevere un insegnamento, ci si purifica dalle resistenze fisiche e mentali del proprio corpo: cosicché l’energia interna possa defluire in modo scorrevole (anche se l’aspetto esteriore della forma non è “elegante” come quella di un agonista); occorre quindi “saper accettare”.

Provare e riprovare senza dire “non riesco” ai propri tentativi; non esercitandosi con le parole, ma con il corpo, attraverso sopportazioni fisiche e sacrifici. Le cose insegnate dagli altri, sono facili da dimenticare, ma non si perde ciò che è stato acquisito attraverso una dura esperienza personale: questa è «l’essenza dello spirito del BUDO».

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3) NON AVERE LA PRESUNZIONE DI CONOSCERE TUTTO IN UNA SOLA VOLTA quando si studia una tecnica, bisogna praticarla con intensità sino a comprenderla a fondo. Nel Karate esistono moltissime tecniche e varianti collegate tra loro; una volta appresa una sequenza non bisogna dimenticarne un’altra. C’è molto da imparare; farlo in maniera mnemonica e meccanicamente, senza coglierne il vero significato, porta inevitabilmente a confusione.

Assimilando coscienziosamente i “fondamentali”, si assimila con estrema naturalezza la corrispondenza con altre tecniche più complesse, senza bisogno di sapere tutto immediatamente.

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4)NON ESSERE ESIBIZIONISTI dando spettacolo della propria abilità e forza. La spavalderia è un atteggiamento diffuso tra gli “arroganti” che in tal modo degradano e rovinano la reputazione di chi pratica seriamente questa disciplina. All’atto pratico, verso coloro che decantano le proprie imprese, il rispetto verrebbe a meno; se poi le loro gesta risultassero delle “fandonie” sarebbero ancor più ridicoli.

L’epitaffio che si addice ad un vero Insegnante, potrebbe essere così riassunto: «Il suo sorriso riscalda il cuore dei fanciulli, la sua collera intimidisce una tigre».

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5)CORTESIA E GENTILEZZA avere rispetto per le cose e le persone (genitori, anziani, famiglia); non esiste Arte Marziale che non contempli le buone maniere (la mozione DO indica la “via” da seguire; un modo di essere e di proporsi; uno stile di vita).

La pratica è correlata ad una gerarchia di valori; dove necessita avere riguardo per il grado più anziano (così come si verifica nell’ambiente militare verso gli Ufficiali, o in ambito lavorativo per i Superiori).

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6)MALE E BENEovvero adottare le cose buone discendendole da quelle non valide; fare autocritica osservando il comportamento degli altri, cercare di migliorare attraverso gli esempi positivi ed escludendo quelli negativi; imitare (in senso lato) le virtù ed evitare i difetti.

In sintesi ciò sta a significare che: «ogni persona che si incontra, può essere d’esempio o rappresentare un termine di paragone in aiuto alle proprie riflessioni» (tratto da un detto di Confucio).

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7) CONDURRE UNA VITA QUOTIDIANA COME SE FOSSE UN ALLENAMENTO non pensare che il Karate sia solo un metodo di combattimento. Lo spirito della pratica e gli elementi dell’addestramento sono ovunque applicabili (non esclusivamente solo nel Dojo). Attraverso una irriducibile forza di volontà, forgiata da anni di duro ed intenso allenamento (aver “sofferto” fisicamente il caldo ed il freddo, praticato estenuanti esercizi) si è in grado di affrontare qualunque impresa, portandola a compimento (incarichi snervanti, esami difficili, situazioni estenuanti, etc..).

Coloro che hanno potenziato lo spirito e la forza mentale, allenandosi con scrupolosità, non saranno scoraggiati dalle avversità della vita, ma sapranno affrontarle con irriducibile volontà.

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ECCO CHI HA IMPARATO IL KARATE, sono le parole che sigillano la sintesi di questi precetti, che riflettono molto i “messaggi” contenuti del Dojo Kun.